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martedì 7 ottobre 2014

"La terza neve"

"Guardavamo dalle finestre, là
dove i tigli
si stagliavano neri
nella profondità del cortile.
Sospirammo ___
ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai,
era tempo...
E la neve venne,
venne verso sera.
Essa
giù dall'alto dei cieli
volava
a seconda del vento,
e nel volo oscillava.
A falde sottili come lamine,
fragili,
era confusa di sè stessa.
La prendevamo delicatamente nelle mani
e stupivamo:
dunque, era quella la neve?
Ma la neve ci rassicurava:
"Verrà, io lo so,
verrà la neve vera.
Non vi turbate ___
mi scioglierò,
non inquietatevi ___
subito..."
Dopo sette giorni
venne la neve nuova.
Non venne ___
precipitò.
Cadeva così fitta, da non potere
tenere aperti gli occhi.
A tutta forza vorticava in cerchio, mugliando.
Con pervicace ostinazione
voleva inseguire il trionfo
perchè tutti dicessero concordi:
si, è lei, la neve
vera, che non dura un sol giorno,
o due.
Ma disperò di sè, non resistette
e si diede per vinta.
E se non si scioglieva tra le mani,
si scioglieva sotto i piedi...
E noi inquieti, ansiosi
sempre più spesso
scrutavamo l'orizzonte: quando
quella vera verrà?
Perchè era tempo,
era tempo...
E un mattino,
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d'improvviso aperta la porta,
meravigliati la calpestammo.
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
fittissimamente di sè sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
Era davvero tanta,
ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva
nel baccano dell'alba
fra il rombo delle macchine e lo sbuffare dei cavalli,
e sotto i piedi non si scioglieva,
anzi diventava più compatta.
Giaceva
fresca e scintillante
e ognuno ne era abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L'aspettavamo.
Era venuta.


E. Evtusenko

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